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Lo smart working riduce le emissioni CO2 nelle città

Pubblicato da
Carlotta Degl’innocenti

emissioni co2

Non tutti i mali vengono per nuocere. Da ormai quasi due anni, il pianeta è prigioniero della paura. La pandemia ha rivoluzionato ogni aspetto della vita a cominciare dal mondo del lavoro. Con l’introduzione dello smart working è stato dimostrato che sono state ridotte le emissioni CO2.

Una ricercata commissionata dal Vodafone Institute for Society and Communication all’associazione Carbon Trust ha mostrato come lo smart working, esploso durante la pandemia, abbia portato a una riduzione delle emissione CO2.

La Carbon Trust è attiva dal 2001 per sostenere le organizzazioni e le aziende nella riduzione dell’impatto ambientale.

Lo studio intitolato Homeworking e pubblicato nel mese di giugno 2021, ha preso in esame sei paesi tra i quali Repubblica Ceca, Germania, Italia, Spagna, Svezia e Regno Unito.

Sono state studiate le quantità di emissioni di carbonio prima, durante e dopo la pandemia nelle aziende, considerando l’aspetto smart working.

In base alle proiezioni, in Italia si potrebbe arrivare a un 36% dei lavoratori in regime di smart working. Una percentuale pari a oltre 8 milioni di posti di lavoro, con una media di circa due giorni e mezzo a settimana di lavoro.

Questo significherebbe un risparmio di 1,861 kg di CO2 per ciascun lavoratore. Da un punto di vista annuale, questa cifra è pari a un risparmio totale di 8,7 megatonnellate l’anno. Un quantitativo che equivale a nientepopodimeno che 60 milioni di voli Londra-Berlino.

Guadagnare in salute con lo smart working

Tra i parametri considerati nel report si contano diversi elementi. Dal sistema di spostamento (trasporti), ma anche i luoghi di lavoro, la dimensione dei palazzi e degli uffici, il tipo di riscaldamento e climatizzazione nei periodi estivi o il consumo energetico.

“Il rapporto mostra che mentre il lavoro da casa offre un grande potenziale per il risparmio di carbonio, è importante comprendere le sfumature regionali e i modelli di lavoro e identificare le inefficienze che aumentano i consumi al fine di creare scenari di risparmio effettivi”. Commenta Andie Stephens, associate director di Carbon Trust.

Secondo Stephens “per realizzare pienamente i benefici ambientali a lungo termine di un aumento dei modelli di lavoro ibridi in futuro, dobbiamo assicurarci di adottare approcci diversi anche fuori casa”.

Riorganizzare il lavoro per ridurre emissioni

Al contrario, in caso di piena domanda di lavoro e il sistema di trasporti potrebbero invece a un aumento complessivo delle emissioni di Co2. Ammonisce il responsabile della Carbon Trust.

A questo scenario si possono aggiungere i risultati di un altro studio per cui usare la bicicletta tutti i giorni ridurrebbe le emissioni di Co2 dell’84%.

Evidentemente è solo una questione di cambio abitudini e di riorganizzazione del mondo del lavoro. Questo è stato dimostrato in parte dalla pandemia che ha costretto i governi di tutto il mondo a limitare gli spostamenti dei cittadini.

Non a caso, con la distensione e il ritorno all’ordine e alle vecchie abitudini, è stato registrato un nuovo picco di CO2 nell’atmosfera: superata quota 419 ppm.

Forse è arrivato il momento di porre le base per una riflessione più ampia sulla strategia da percorrere per salvare il pianeta ma anche i suoi abitanti dall’inquinamento.