Ambiente: gli obiettivi “salva-clima” alla COP26

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La COP26 si è conclusa da poco e alcuni credono che questa “grande riunione” dei leader mondiali sia stata soltanto una perdita di tempo in chiacchiere. Dopo tutte le promesse e numerosi piani per il recupero dell’ambiente, un dato di fatto concreto emerge dalla COP26: il clima globale non cambierà completamente, forse migliorerà, ma dovremo convivere con una nuova idea di clima.

Come summenzionato non tutti credono alle parole dei politici che, secondo i loro interventi, faranno di tutto per migliorare la situazione climatologica. Greta Thunberg, la giovane attivista, ha lamentato del fatto che COP26 non può garantire quelle promesse fatte, poiché in realtà nessuno sarà incisivo nel recupero ambientale.

Molte delle promesse fatte durante l’evento sono state alquanto “ambigue”: si è parlato della riduzione del metano, ma le più grandi fornitrici al mondo come Cina, India e Russia non hanno firmato nessun piano regolatore.  Di seguito, ecco la lista degli  delle “promesse” fatte dai leader mondiali.

COP26: le promesse dei leader mondiali. Ecco la lista degli obiettivi più importanti salva-clima. Troppe promesse e niente fatti?

La deforestazione. I leader di 100 Paesi, soprattutto Cina e Brasile, hanno firmato l’accordo di porre fine alla deforetazione entro il 2030, stanziando denaro (pubblico e privato) per la ricostruzione di foreste per la valorizzazione territoriale, quindi anche per le tribù indigeni ancora viventi.

Fa storcere il naso la “promessa” fatta da Cina e Brasile: la prima è uno dei maggiori compratori di soia, legname e manzo, il secondo è un Paese che tra agosto 2020 e luglio 2021 ha perso migliaia e migliaiai di km quadrati di foreste a causa della politica del suo leader, Jair Bolsonaro. Un’altra clausola dell’accordo che non fa ben pensare, come la maggior parte di quelli presi alla COP26, è che non è vincolante per le parti.

Net Zero. Un’altra delle “promesse” fatte alla COP26 è quella dell’India, dichiarando il suo fermo impegno nel raggiungere la neutralità delle emissioni di gas entro il 2070. Un annuncio che ha stupido davvero tutti i presenti, visto che da qualche settimana il Pese si trova all’interno di una coltre di smog velenosa. Ma ha stupito soprattutto perché l’India aveva dichiarato che le emissioni zero non sarebbero bastate per fermare i cambiamenti climatici. Una “promesse” accolta con entusiasmo dagli altri Paesi, che insieme hanno firmato l’accordo anche se con una tabella di marcia più tardiva rispetto alle altre.

L’India è infatti il terzo Paese al mondo per emissioni totali e il quarto per emissioni di CO2 dopo Cina, Europa e USA. Il primo ministro Narendra ha accettato l’accordo, aggiungendo che entro il 2030 metà della propria energia verrà da fonti rinnovabili. Come farà il primo ministro a rendere vera questa affermazione se nel suo piano precedente vi era l’apertura di 55 nuove miniere di carbone? Qualcosa non quadra…

Riduzione del metano. Clima e inquinamento: principale tematica della COP26. Nell’ambito delle emissioni inquinanti per il cima, oltre 100 Paesi hanno accettato l’accordo della riduzione del 30% per le emissioni di  metano entro il 2030. Se ogni accordo destava qualche dubbio sulla sua efficacia, ecco che l’assenza delle firme dei tre più grandi emettitori al mondo di metano toglie qualsiasi dubbio: c’è l’accordo ma mancano le firme di Cina, Russia e India.  A frenare l’adesione dell’India sarebbero stati i timori per le ripercussioni sull’economia del Paese, fortemente dipendente dal settore primario.

Decarbonizzazione. L’obiettivo salva-clima è “emissioni nette zero”. Oltre 40 Paesi hanno promesso che smetteranno di utilizzare energia derivata dal carbone entro il 2030. Purtroppo tra i firmatari dell’accordo mancano le potenze più sviluppate in questo settore.

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