Pesca a strascico, una pratica che in Italia si può svolgere solo se muniti di licenza: i danni all’ecosistema marino
La pesca a strascico è un metodo di pesca che prevede il trascinamento di reti pesanti sul fondo del mare, nel tentativo di catturare i pesci. Un sistema distruttivo per l’ecosistema marino praticato da tante aziende di pesca commerciale perché consente di catturare grandi quantità di prodotto in una volta sola.
Come funziona questo metodo di pesca
Il problema della pesca a strascico come metodo di pesca è che è indiscriminato in ciò che cattura. Quando si trascinano le grandi reti zavorrate sul fondo del mare, anche tutto ciò che si trova sul percorso viene trascinato nella rete. Per questo motivo la pesca a strascico ha un grande impatto sulle catture accessorie, poiché nel processo vengono pescate molte specie non bersaglio.
Ciò ha un impatto sulla biodiversità dell’oceano perchè molte specie vengono pescate fino al limite semplicemente come conseguenza delle attività commerciali, non come obiettivo delle stesse. Oltre alle tartarughe, agli avannotti e agli invertebrati che vengono catturati dalle reti a strascico, anche i coralli delle profondità marine sono vittime di questa pratica barbara e dannosa.
Le foreste di coralli delle profondità marine, ritenute alcuni degli ecosistemi più ricchi di biodiversità, possono impiegare secoli per rigenerarsi. Ma quando un peschereccio batte questi luoghi ripetutamente per catturare i pesci, gli ecosistemi vengono distrutti, così come l’intera comunità che si era formata attorno a loro.
Per fare un paragone basta appellarsi a quello che accade una foresta sulla terraferma. Vale la pena salvare solo gli alberi secolari, ma quando si demolisce una foresta si perde anche l’intero ecosistema di piante e animali più piccoli che vi hanno trovato dimora.
Le foreste di corallo, chiamate “kauri del nostro oceano”, fungono da vivai per novellame e altri invertebrati e si trovano spesso sulle montagne sottomarine. Questi luoghi sono vitali non solo per le comunità di pesci, stelle marine, granchi, ricci di mare, stelle fragili, molluschi, spugne e vermi che vivono lì, ma sono anche considerati punti di sosta vitali per specie migratorie come le balene. Si pensa che alcune specie di balene utilizzino addirittura le montagne sottomarine per la navigazione e per fermarsi e nutrirsi durante i loro lunghi viaggi.
I pescherecci prendono di mira le montagne sottomarine perché sono noti punti caldi per pesci e altra vita marina. Le specie chiave che inseguono spesso si trovano sulle montagne sottomarine, quindi le trascinano sopra per catturare la preda.
La legge italiana che regola questa pratica
Nel nostro paese, la normativa vigente dispone che la pesca a strascico non venga praticata “sotto costa” cioè entro 3 miglia nautiche e a una profondità non inferiore a 50 metri. Chi pratica questa attività deve essere munito di licenza che viene concessa dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.