Sanremo e il greenwashing, scoppia la polemica tra gli ambientalisti

Ambientalisti sul piede di guerra contro gli organizzatori del Festival di Sanremo: sotto accusa il greenwashing di Eni

Il logo del gruppo Eni
Eni ancora nel mirino degli ambientalisti con l’accusa di greenwashing – tecnologiaeambiente.it

 

Non si placano i malumori tra gli ambientalisti per la presenza di ENI tra i principali sponsor del Festival di Sanremo. Per la terza edizione consecutiva, l’azienda multinazionale creata dallo Stato Italiano, effettuerà una operazione di greenwashing fingendo di attuare delle politiche green nonostante i corposi investimenti in combustibili fossili.

Il colosso petrolifero, fra l’altro, raddoppierà la propria presenza alla kermesse canora, sponsorizzandola anche con Plenitude, oltre che con Enilive. L’azienda partecipata è considerata uno dei principali emettitori di CO₂ nel nostro paese. Nonostante abbia saputo propagandare in maniera demagogica la propria attenzione verso le tematiche ambientali, la realtà dice che per ogni euro investito in Plenitude, ENI ha investito 15 euro in petrolio e gas.

Non bisogna neanche dimenticare che la maggior degli investimenti di Plenitude sono state indirizzati verso attività energetiche non rinnovabili. Le statistiche dicono che per ogni euro investito da ENI in fonti fossili meno di sette centesimi sono destinati ad energie rinnovabili. L’ENI, insomma, rimane uno dei principali inquinatori, non solo a livello nazionale, ma anche internazionale. La cosa più avvilente, secondo gli ambientalisti, è il modo con il quale l’azienda propaganda un’immagine green che non trova riscontro nella realtà, come ha avuto modo di affermare Federico Spadini, campagna clima di Greenpeace Italia.

L’attività subdola del colosso petrolifero

Le tante sponsorizzazioni di eventi culturali e manifestazioni sportive, in realtà nasconde un’attività di greenwashing subdola effettuata anche mediante partnership con scuole e università, pubblicità sui media per alterare e mistificare l’informazione sul clima. Secondo Spadini, il Festival di Sanremo avrebbe dovuto rinunciare ai soldi versati a titolo di sponsor da parte di un’azienda come ENI che fa enormi profitti grazie a prodotti petroliferi responsabili di malattie mortali.

L’unica via da seguire, secondo gli ambientalisti, sarebbe quella di modificare il proprio piano industriale convertendosi verso fonti rinnovabili e abbandonando le fonti fossili, sulla scorta degli obiettivi fissati nell’Accordo di Parigi sul clima.

Il logo dell'associazione ambientalista Greenpeace
Greenpeace mette Eni sotto accusa per Greenwashing – tecnologiaeambiente.it

La causa dei Greenpeace contro Eni

Greenpeace Italia si è attivata recentemente presentando una causa civile nei confronti del colosso petrolifero italiano per indurlo a cambiare il proprio modello industriale per non aggravare ulteriormente la crisi climatica. L’azione promossa dall’associazione ambientalista, denominata “La Giusta Causa”, è in programma il prossimo 16 febbraio al Tribunale di Roma.

Già lo scorso anno il lancio della compagnia Plenitude che avvenne proprio dal palco di Sanremo, suscitò le veementi proteste da parte delle associazioni ambientaliste. Sul palco furono La Rappresentante di Lista e Cosmo ad attirare l’attenzione sulla campagna ipocrita promossa da Eni, urlando “Stop greenwashing” alla fine della loro esibizione. La conferma della presenza di Eni sul palco dell’Ariston è il chiaro segnale che gli organizzatori del Festival non hanno alcuna intenzione di attivarsi concretamente contro la crisi climatica.

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