Ucraina, il racconto di Andrea Cisternino

Sono giorni difficili quelli che stiamo vivendo, soprattutto per chi sta vivendo la guerra in Ucraina. Vogliamo riportarvi la testimonianza di Andrea Cisternino, un uomo che vive lì dal 2012 dove ha aperto un rifugio che ospita 400 animali salvati dalla strada o dalla morte.

Guerra in Ucraina, il racconto di Andrea Cisternino: “Non lascio gli animali del mio Rifugio, abbiamo fatto rifornimenti”

Nei giorni scorsi, prima che la guerra in Ucraina scoppiasse, ha chiarito di non avere alcuna intenzione di lasciare il Paese e di voler restare accanto ai suoi animali fornendo anche aggiornamenti sulla situazione.

“A parte il bombardamento di stamattina alle 5 e i colpi di artiglieria di poco fa ora c’è silenzio, si sente in lontananza qualche motore di aereo o un elicottero passato sopra al rifugio. Ogni rumore facciamo attenzione, si vive con l’angoscia ma cerchiamo di essere positivi”.

Questo è uno degli aggiornamenti che ha pubblicato sulla sua pagina Facebook nel giorno in cui la Russia ha dichiarato guerra all’Ucraina invadendola con un attacco all’alba di giovedì mattina. Da oltre 10 anni, Andrea è gestore di un rifugio per animali a 45 chilometri da Kiev.

Cisternino è un ex fotografo di moda e insieme a sua moglie Vlada Shalutko si è trasferito in Ucraina per combattere contro i dog hunter, ovvero i cacciatori specializzati nella cattura e nell’uccisione dei cani liberi. Nel corso degli anni, nel suo rifugio, ha raccolto migliaia di animali che ha incontrato sulla strada e che probabilmente sarebbero morti.

“Abbiamo fatto scorte di cibo, mangime e benzina, è corsa ai beni primari”.

Quando la guerra è iniziata, nella struttura erano presenti oltre 400 animali tra cani, gatti, cavalli, maiali, mucche, capre e pecore. Sui social ha voluto mostrare le strade invase di auto e le code chilometriche che si erano formate davanti ai benzinai, ai supermercati e alle farmacie.

Noi stamattina abbiamo sentito i bombardamenti, poi è tornata la calma – ha raccontato il volontario – Abbiamo sentito anche qualche colpo di mortaio, ma noi stiamo al rifugio. Io avevo già fatto benzina e rifornimento e sono stato previdente. Adesso ovviamente c’è la corsa a beni primari come cibo e benzina, io fortunatamente ho già fatto rifornimenti per il rifugio e anche per noi, quindi per ora abbiamo cibo e ciò che ci serve“.

Qualche ora dopo, sempre via Facebook, ha scritto uno sfogo rivolto a chi lo aveva invitato a spostare gli animali dal rifugio e a trasferirsi in una zona più sicura, addirittura in Italia:

“Ogni tanto leggo commenti che sarei un irresponsabile perché non faccio nulla per mettere al sicuro i miei animali, come se dopo averli salvati e accuditi li volessi vedere morti ma anche me stesso non dimenticatelo, infatti qui mi sto divertendo figuratevi. Se avessi voluto sarei andato via e li avrei lasciati tutti qui. Al posto di scrivere su un social dite e fate cose concrete, venite qui con dei tir e aiutatemi a portare via tutti e 400 gli animali. Tutti con le soluzioni in tasca, però in tasca restano. Spostare 400 tra cavalli, mucche, pecore, capre, cani, gatti, maiali, cosa ci vuole? Portarli in Italia? Certo, cosa ci vuole ? E poi il Rifugio, abbandonarlo, andrebbe in mano tutto a chiunque e perderei tutto”.

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