WWF: investimenti per la sostenibilità significa creare 39 milioni posti di lavoro

 sostenibilitàMilioni di posti di lavoro con la transizione ecologica. Il rapporto del WWF porta attenzione sulla riconversione dell’economia destinata alla sostenibilità.

Il nuovo rapporto “Halve Humanity’s Footprint on Nature to Safeguard our Future” realizzato da Dalberg Advisors per conto del WWF, scatta una fotografia di quello che possono essere i futuri settori d’investimento nell’ambito della sostenibilità.

Si tratta per il WWF di orientare gli investimenti e la spesa pubblica in politiche sostenibili mirati alla riduzione dell’impatto sulla biodiversità.

“Agire per evitare il collasso degli ecosistemi e l’aggravarsi della crisi climatica è l’imperativo dei nostri tempi, ma i governi spendono almeno 500 miliardi di dollari l’anno in sussidi per attività come l’agricoltura insostenibile o la pesca eccessiva che danneggiano la natura, con conseguenze disastrose per la società, l’economia e il nostro stesso benessere”. Ricorda il direttore generale del Wwf International, Marco Lambertini.

Investimenti  per la sostenibilità

Il direttore generale sottolinea che è possibile “riorientare questa spesa verso pratiche sostenibili aiuterebbe a ridurre l’impatto sulla biodiversità, ma ci aiuterebbe anche a passare a un’economia nature-positive, positiva per la natura e a cambiare i nostri attuali modelli di produzione e consumo assolutamente insostenibili”

In tal senso, spiega Lambertini, “reindirizzando queste risorse- e il mondo con la sua risposta alla crisi da Covid-19 ha mostrato che sono possibili significativi cambiamenti finanziari – potremmo innescare, inoltre, un circolo virtuoso in grado di produrre 10.000 miliardi di dollari di valore annuale e 400 milioni di posti di lavoro dedicati a una nuova economia nature positive”.

Il rapporto è stato stillato in vista dell’Open-Ended Working Group (OEWG-3) che si terrà dal 23 agosto al 3 settembre. Un appuntamento con il quale viene preparata la 15esima Conferenza delle parti della Convention on biological diversity (COP15 Cbd) che dovrebbe tenersi a ottobre a Kunming, in Cina, e dove si dovrebbe approvare il Post-2020 global biodiversity framework.

Sostenibilità e nuove opportunità di lavoro

Dal rapporto del Wwf  potrebbero essere creati circa 39 milioni di posti di lavoro che produrrebbero 500 miliardi di dollari all’anno, se i governi destinassero i sussidi che sono dannosi all’ambiente, indirizzandoli verso strategie economiche a favore della natura.che

“Distribuire questo stimolo tra i Paesi in modo equo – cioè in base alla popolazione, non alla loro forza economica – creerebbe quasi il doppio dei posti di lavoro se invece si agisse altrimenti.

Uno stimolo equo contribuirebbe a proteggere maggiormente la biodiversità e aiuterebbe a creare percorsi di crescita verde per i paesi meno sviluppati”. Spiega il direttore generale.

Nell’ambito del COp15 Cbd, sottolinea Lamberitni “si prevede che la fine dei negoziati e l’adozione degli accordi sia rimandata a quando saranno possibili le riunioni in presenza, auspicabilmente entro il 2022. La necessità di raggiungere un accordo per fermare e invertire la perdita di natura entro il 2030 non è mai stata così urgente”.

Tutelare la biodiversità

“I prossimi negoziati offrono l’opportunità ai leader mondiali – ottantanove dei quali, tra cui l’Italia, hanno approvato il Leaders’ Pledge for Nature che si impegna a invertire la perdita di biodiversità entro il 2030 – di fare un passo avanti e mantenere i loro impegni, incaricando i loro negoziatori di assicurare un risultato veramente trasformativo”, afferma Lin Li, direttrice politica globale e advocacy del Wwf International.

Lin Li ha spiegato che “la bozza su cui si sta lavorando contiene molti degli elementi necessari per un accordo di successo a favore della natura, ma non riesce ad affrontare adeguatamente gli aspetti più rilevanti della perdita di biodiversità, soprattutto quelli derivanti dai nostri sistemi alimentari distruttivi. Le misure di conservazione da sole non ci daranno un mondo nature-positive”.

Ecco perché l’organizzazione ambientalista chiede ai governi “un passo decisivo dimezzando l’impronta della produzione e del consumo entro il 2030 e garantendo in questo modo un futuro in cui si limiti a contenere i danni alla natura, ma che la salvaguardi attivamente e ne migliori lo stato per le generazioni future”.

 

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