Benzina, barile in calo e prezzo in salita. Consigli per i consumatori

benzina in aumento

La benzina grava molto sull’ambiente e sulle tasche dei consumatori. In questo articolo cercheremo di fare un po’ di chiarezza sul prezzo. Perché continua ad aumentare anche se il prezzo del barile è in calo?La prima precisazione da fare è proprio riguardante il Barile. Quando si parla di barile si indica il prezzo del greggio, cioè del petrolio non raffinato, è per questo che i petrolieri affermano che non è possibile fare un collegamento diretto tra petrolio e benzina: il prezzo del raffinato è legato a differenti fattori e non al singolo bene; ma d’altro canto, ogni volta che il greggio aumenta, anche la benzina impenna. Dunque ciò che affermano i petrolieri è vero solo per metà.

Un esempio di questo fenomeno è stato registrato la scorsa estate, la benzina continuava ad aumentare di diversi centesimi (0,3 per il verde e 0,2 per il dieasel) mentre la quotazione del Brent risultava in calo di 10 euro al barile, in termini diretti il decremento doveva portare un ribasso della benzina di 4 centesimi al litro e del diesel di 5. In questo caso, i benzinai hanno incrementato il prezzo per speculare in vista delle vacanze estive. Ma i prezzi sono cari sempre a causa della speculazione dei benzinai? Le maggiori responsabili sono le compagnie eroganti, la speculazione talvolta avviene direttamente dal benzinaio ma bisogna precisare che anche il governo ci mette il suo. Insomma, è un mix di fattori che esamineremo.

Attualmente, in Italia, la benzina ha un prezzo medio di 1,63 € al litro e il barile costa solo 65 euro. Nel 2008 il prezzo del greggio era di 93 euro e la benzina costava al consumatore solo 1,56 €. Insomma, mentre il prezzo del petrolio diminuisce (quasi del 30%) la benzina aumenta in modo sproporzionato. I conti non tornano neanche se si considera l’aumento di 4,19 centesimi di accisa più iva. Dal 2008 ad oggi cosa è cambiato? Il potere d’acquisto dell’Euro.

Quando si fanno questi confronti è bene considerare anche i tassi di cambio, nella fattispecie, il potere d’acquisto dell’euro; in tal modo si spiega perché con 1 € in Venezuela si possono comprare 60 litri di benzina. Nel 2008 l’euro era più forte di oggi, il petrolio si compra in dollari e il potere d’acquisto dell’Euro è relativamente cambiato. In breve, i fattori che influenzano il prezzo della benzina in Italia:
-il costo del greggio, la raffinazione, l’importazione.
-il potere d’acquisto dell’Euro.
-le comapgnie eroganti
-le tasse governative*.
-la speculazione dei benzinai (che incide molto in determinati periodi, ad esempio a Napoli, in vista dello sciopero dei benzinai, si sono vissti prezzi oltre ad 1,70 euro, nonostante la media italiana di 1,63 €).

*Le tasse governative aumentano rapidamente, è previsto un aumento dell’aliquota d’accisa sui carburanti fino al 31 dicembre. L’ulteriore aumento è nato per finanziare gli interventi di emergenza a seguito delle alluvioni in Liguria e Toscana. A renderlo noto è stata l’Agenzia delle dogane. Si ricorda che all’accisa va aggiunta l’iva. Quanto mi costa l’accisa? Su benzina e gasolio, l’accisa arriva come un aumento di 8,90 euro per mille litri, cioè poco meno di un centesimo a litro, a questo va aggiunta l’iva del 21%. E’ chiaro che a gravare sul prezzo della benzina sono le speculazioni dei benzinai quindi: occhio al prezzo.

Ma solo in Italia la benzina ha un prezzo così alto? In data 8 Novembre, la benzina compresa di accisa con incremento per le alluvioni, iva e altre imposte, in Italia, dovrebbe avere un prezzo di vendita di 1,595 €. Ancora una volta il prezzo si discosta da quello trovato nelle pompe. In Europa il prezzo oscilla tra 1,218 € (Bulgaria) fino ad 1,665 (Grecia per tasse più alte). Quanto pesano sul prezzo finale le tasse governative e le speculazioni delle compagnie del Carburante? L’Italia è tra i Paesi del G7 che ha le imposte più care sulla vendita della benzina, infatti il prezzo di vendita 1,59 € è tra i più alti dell’intera Europa: il problema del popolo italiano è che la benzina la pagano ancora di più per le speculazioni delle compagnie del Carburante, dovrebbe trattarsi di libero mercato ma non è così, vediamo che ad aumentare il prezzo è in primis l’Agip seguita di conseguenza dalle altre erogatrici. Circa questo fenomeno dovrebbero esserci indagini in corso.

In basso, il grafico che mostra il prezzo finito (compreso di raffinazione, tasse, trasporto) della benzina che, in Italia, nel 2009, non arrivava ad 1,40 dollari per litro ma a causa di speculazioni, gli automobilisti erano costretti a pagarla con grossi incrementi; è bene specificare che non sempre si può parlare di speculazione del benzinaio, grossi fenomeni speculativi si verificano in prossimità di scioperi o vacanze;

Il grafico illustra le grandi differenze di prezzo di un litro di carburante attraverso i paesi del G-7. Tali variazioni non sono dovute a differenze nei prezzi del greggio, ma per i vari livelli delle tasse di petrolio delle nazioni. Queste possono variare da tasse relativamente modesto (ma non trascurabili) in Canada e negli Stati Uniti, alle imposte molto elevate in diversi paesi europei. Il risultato di questo è che i paesi consumatori di petrolio finiscono per fare più soldi dalla vendita del petrolio di quanto non facciano i paesi produttori di petrolio

LINEE GUIDA PER IL CONSUMATORE
scegliere il cosiddetto “servito” è dannoso, facendo rifornimento alle pompe di benzina dei centri cittadini che non sono automatizzate si rischia di spendere dai 5 ai 10 centesimi in più. Per questo è bene scegliere un impianto “Fai-da-te” dove si risparmia anche molto. Un altro consiglio riguarda il rifornimento in sè: è bene riempire il serbatoio almeno per 2/3 così da allungare il tempo tra un rifornimento e l’altro. Potrà sembrare una banalità ma in tal modo si arriva a risparmiare oltre tre euro per ogni pieno di benzina. Per i consumatori più tenaci si può consigliare l’acquisto di un auto elettrica dove con circa 1,50€ si possono percorrere 100 chilometri.

Ma quanto costa la benzina all’ambiente? In media si può affermare che 2 litri di benzina emettono 5 kg di CO2 e portano via all’automobilista salute (inquinamento atmosferico) e denaro (3,28 euro). La soluzione sembra proprio il passaggio ad un’ibrida.

Tutti i dati sono stati forniti dall’Organizzazione Intergovernativa che coordina e unifica le politiche petrolifere dei suoi paesi membri. | opec.org

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