Integrare gli autistici nella società? E’ possibile

L’autismo è senza dubbio una patologia ma ci sono dei tratti che le persone sane potrebbero invidiare, potrebbe trattarsi della memoria o dell’attitudine ai calcoli, oppure, ancora, potrebbe trattarsi alla spontanietà di queste persone, immuni dai pregiudizi e dai preconcetti della società odierna.

Le persone sane sono portate a seguire quella che è la “teoria della mente“, quell’abilità che le spinge a capire cosa potrebbero pensare gli altri di loro, una sorta di “reputazione sociale” che condiziona gusti e scelte di ognuno di noi. La reputazione sociale ha una grossa influenza su di noi e spesso, è ciò che ci spinge ad essere gentile con il prossimo.

I condizionamenti indotti dalla teoria della mente sono nuovamente sottolineati in un nuovo studio pubblicato nel Proceedings of National Academy of Sciences; lo studio riportato è molto semplice: è stato chiesto ad un gruppo di persone di effettuare una donazione anonima, per l’UNICEF. Le persone entravano singolarmente nella cabina e facevano beneficenza. Ad un altro gruppo è stato chiesto di effettuare una donazione alla presenza di un ricercatore. E’ bene precisare che il gruppo esaminato era omogeneo, non vi erano diversificazioni socio-economiche, ne’ culturali.

Ciò che è stato evidenziato tra i partecipanti, è che le persone osservate hanno donato di più rispetto al gruppo che ha donato in sordina. E’ chiaro, le persone che sono state più generose, hanno effettuato donazioni più alte per salvaguardare la loro reputazione sociale. Lo stesso studio è stato condotto con un gruppo di autistici e al contrario di ciò che è emerso tra le persone sane, non vi sono state diversificazioni:

“Al contrario del primo gruppo, i partecipanti con autismo hanno donato la stessa quantità di denaro, indipendentemente dal fatto di essere osservati o meno. L’effetto è stato estremamente chiaro“. Commenta così Keise Izuma, autore dello studio. Ralph Adolphs, professore di psicologia e neuroscienza e professore di biologia al Caltech, commenta lo studio affermando che gli autistici possono essere eccitati dalla presenza di una persona ma non sono sensibili alla teoria della mente.

“Ciò che manca negli autistici e un passaggio specifico, cioè quello che potrebbe pensare un’altra persona di loro. La maggior parte di noi si preoccupa molto della propria reputazione sociale, talvolta anche in modo ossessivo, ma sembra essere del tutto irrilevante per i soggetti con autismo”

I risultati forniscono un quadro molto più preciso di come le persone autistiche percepiscono la realtà sociale e di come la elaborano. Per il professor Adolphs, questo è importante non solo per l’utilizzo di terapie diagnostiche e interventistiche, ma anche per informare l’opinione pubblica della psicologia dell’Autistico. Il prossimo passo è più tecnico, bisognerà effettuare studi di risonanza magnetica per indagare cià che accade nel cervello durante tali interazioni sociali, indagini che non trovano precedenti con queste fondamenta. I ricercatori del’Università nipponica Tamagawa che hanno terminato la ricerca sono stati supportati, tra l’altro, dalla fondazione “Simons Autism Research” e dal “National Institute of Mental Health“.

Il suggerimento del professor Ralph Adolphs riguardo una campagna informativa sulla psicologia dell’autistico è senza dubbio da cogliere. La società potrebbe accettare meglio la realtà autistica e potrebbero nascere delle prospettive di vita migliori. In fondo tutti possiamo imparare qualcosa da tutti.

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