Crisi climatica: addio ai ghiacciai alpini tra trent’anni. Lo studio

La crisi climatica – è ben noto – rappresenta un problema serio per l’intera umanità e per tutte le specie viventi del globo. Con essa, si intende in pratica definire il fenomeno del riscaldamento globale ed il cambiamento climatico prodotti dall’uomo e dai suoi comportamenti.

In particolare, il pericolo è costituito dalle conseguenze dannose della mutazione del clima. Si tratta infatti di un’alterazione degli equilibri dell’ecosistema che non possono passare inosservati.

Negli ultimi tempi la comunità internazionale si è attivata con maggior determinazione per cercare di far fronte alla crisi climatica e mitigarla, con programmi e strategie comuni. Ma secondo l’ONU ormai non c’è più tempo: la crisi climatica sarebbe dunque irreversibile.

In queste ultime ora, ecco una notizia che, alla luce di quanto appena detto, non può di certo stupire: infatti, i ghiacciai italiani al di sotto dei 3500 metri di altezza sono destinati a scomparire entro il 2050. Vediamo un po’ più nel dettaglio.

I ghiacciai italiani destinati ad essere sempre di meno per colpa dell’aumento delle temperature

La durissima crisi climatica molto probabilmente sarà la responsabile dell’addio ai ghiacciai italiani tra qualche decina d’anni. In base ad approfonditi studi scientifici, la maggior parte dei ghiacciai potrebbe essere cancellata dal fenomeno del riscaldamento.

In particolare, entro la fine di questo secolo la maggior parte di essi potrebbe scomparire, ed entro il 2050 quelli al di sotto dei 3.500 metri saranno destinati con quasi certezza all’identico destino.

D’altronde i dati parlano chiaro: le temperature medie, in sensibile crescita negli ultimi 15 anni non ne consentono la persistenza. Ciò è stato dettagliatamente denunciato da Legambiente e dal Comitato Glaciologico Italiano proprio in queste ore.

La scomparsa dei ghiacciai è sempre più marcata anno dopo anno

Il progressivo assottigliamento dei ghiacciai è cosa nota, peraltro. Infatti, nell’ultimo secolo hanno perso il 50% dell’area, di cui il 70% scomparso negli ultimi 30 anni. Numeri certamente allarmanti, che in estrema sintesi spiegano qual è la situazione concreta.

In particolare, il Calderone, un importante ghiacciaio appenninico, è ormai quasi del tutto scomparso e declassato a “glacionevato”, vale a dire un accumulo di ghiaccio di moderata superficie, di limitato spessore e senza un moto di deflusso verso valle del ghiaccio. Ma oltre a questo ghiacciaio, molti altri potrebbero essere gli esempi da fare, onde chiarire la drammaticità della situazione per le montagne italiane.

 

Non deve sorprendere che la campagna glaciologica 2020, coordinata dal Comitato Glaciologico Italiano, abbia così confermato ciò che già era conosciuto. Ci riferiamo alla tendenza trentennale di progressiva contrazione delle masse glaciali presenti sulla superficie del nostro paese.

Una tendenza che, come accennato, è in chiara accelerazione negli ultimi 15 anni, ma con differenze da area a area. Oltre al fenomeno della sparizione dei ghiacciai, rileva altresì quello della loro frammentazione in più parti distinte. Tutte prove evidenti di un cambiamento climatico di cui l’uomo è il principale responsabile. Leggi anche: I vulcani permettono di capire qual è il livello di CO2: lo studio

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