Fotovoltaico: come scegliere l’inverter

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Potremmo definire l’inverter il “lato oscuro” degli impianti fotovoltaici, ma solo perché è, a prima vista, il dispositivo meno visibile. In realtà quello dell’inverter è un ruolo fondamentale visto che converte l’elettricità prodotta dai pannelli che è variabile e a corrente continua, in un flusso a corrente alternata di qualità, ossia con tensione e frequenza costante, caratteristiche indispensabili per interfacciarsi con la rete elettrica, oppure nelle applicazioni stand alone (sconnesse alla rete) per fornire energia in maniera costante. Oltre a questi requisiti fondamentali l’inverter deve garantire anche una bassa necessità di manutenzione e una lunga durata nel tempo. L’ideale sarebbe avere un inverter in grado di durare quanto i pannelli, senza manutenzione per tutto il periodo che può arrivare anche a 25 anni, durante i quali ogni interruzione rappresenta una perdita reale.

La scelta tra inverter in base al fatto che si operi in connessione alla rete, oppure sconnessi dalla stessa è fondamentale, in quanto gli apparecchi destinati a questi due utilizzi hanno caratteristiche diverse. Gli inverter per applicazioni stand alone devono lavorare, oltre che con i pannelli, anche con l’accumulo e per questa ragione lavorano con tensioni costanti in ingresso, devono essere insensibili, per quanto gli è concesso, alle variazioni di carico e devono avere un basso autoconsumo interno quando non sono utilizzati per non compromettere l’energia accumulata.

Gli inverter per i sistemi allacciati alla rete, invece, hanno come priorità il fatto di fornire la massima potenza, in base alla curva tra tensione e corrente, per fare fronte alle variazioni in entrata dovute alla variabilità di produzione dei pannelli, così come devono avere un’alta efficienza di conversione anche in condizioni d’esercizio critiche. Oltre a ciò, poiché sono allacciati alla rete, devono essere in grado di rilevare anomalie sulla rete e isolarsi, impedire l’immissione di corrente continua nella stessa, separando in maniera netta e sicura la sezione a corrente continua, da quella alternata e di rispettare le specifiche di connessione, in merito alla qualità dell’energia immessa in rete, come frequenza e tensione.

Viste queste premesse, quindi, è necessario sceglierlo bene l’inverter anche per far si che lavori in condizioni ottimali per un lungo periodo. Anche se ci si affida a un tecnico specializzato è bene che si verifichino, durante la scelta, alcune cose come la potenza massima, che deve essere proporzionata a quella di picco del sistema fotovoltaico, l’efficienza, ossia la percentuale di energia che è disponibile in uscita rispetto a quella in entrata e verificare come sia possibile configurare il sistema in ingresso.

Il “delta” di tensione all’interno del quale l’inverter effettua la conversione della potenza con buoni rendimenti è uno dei parametri più importanti. Negli impianti più piccoli, come quelli domestici e delle PMI si utilizzano gli inverter di stringa che sono allacciati direttamente ai moduli, mentre nelle configurazioni più grandi si utilizzano quelli che si allacciano ai pannelli tramite quadri di parallelo e/o di sezionamento. Oltre a queste due tipologie da poco tempo è disponibile anche quella dei microinverter, dispositivi che possono essere inseriti sotto i singoli pannelli, o a valle di piccole stringhe, ottimizzando così gli impianti più problematici sul fronte dell’ombreggiamento, poiché è possibile in questa maniera evitare che l’ombra su un singolo pannello metta a rischio la produttività di tutto l’impianto. Si tratta di dispositivi che non hanno, di solito, una potenza superiore ai tre kWp e che quindi trovano applicazione nei piccoli impianti.

Da non sottovalutare l’aspetto della normativa che in fatto d’inverter da allacciare alla rete è abbastanza complessa e in continua trasformazione. Le fonti normative sono l’Autorità per l’energia elettrica e il gas e il Cei che è utile consultare a fondo prima di prendere una decisione per evitare di trovarsi in situazioni come quella che si è verificata con la norma Cei 0-21 che era entrata in vigore in un momento in cui c’erano delle importanti scorte di magazzino di inverter che non ne soddisfacevano i requisiti, mentre i dispositivi d’interfaccia per adattarli ai nuovi requisiti ancora non c’erano sul mercato.

Importate, infine, che l’inverter abbia la possibilità di installare un sistema di controllo da remoto almeno per quanto riguarda la funzionalità dell’impianto e l’allaccio alla rete. Si tratta di un’opzione che può essere utile specialmente nel caso d’installazioni su seconde case e luoghi non presidiati quotidianamente, poiché un’interruzione della produzione può compromettere la redditività dell’impianto.

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