Petrolio in Italia, un problema di tutti ma nessuno ne parla

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Il Dipartimento per l’Energia del Ministero dello Sviluppo Economico italiano ha un piano ben preciso per lo sfruttamento dei “titoli minerari” dello Stivale. Esistono piani per la ricerca, la coltivazione e lo stoccaggio di idrocarburi in tutta Italia. Sono oltre 200 le concessioni di “coltivazione” 117 i permessi di ricerca già vigenti e numerose altre istanze in fase di approvazioni. La nostra terra e il nostro mare sono a rischio.

Sulla terraferma i progetti di ricerca e di coltivazione sono un po’ ovunque. Basterà vedere le due cartine che seguono. Nell’ultima, in verde sono indicati tutti i permessi di ricerca già vigenti e in rosso le coltivazioni già attive. La situazione è particolarmente delicata quando si pensa alle trivellazioni nelle zone più fragili d’Italia, a due passi da aree protette, sia nella terraferma che in mare.

petrolio in italia

E se qualcosa va storto? Soprattutto, perché nessuno ne parla e mette in evidenza le correlazioni tra trivellazioni, estrazione di petrolio o attività sismica? Un atto di responsabilità sociale e ambientale è stato effettuato dall’amministrazione dell’Emilia Romagna. La Regione sospenderà ogni decisione in merito alla ricerca e coltivazione di idrocarburi nelle aree colpite dal terremoto.

La sospensione fino a quando non saranno noti i risultati della Commissione scientifica su possibili relazioni tra attività di esplorazione e aumento della attività sismica. È questa la decisione della Giunta della Regione Emilia-Romagna presa nell’ultima seduta. “È un atto – ha sottolineato l’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli – di responsabilità verso il territorio e le popolazioni. Un atto coerente con le decisioni già assunte in passato”.

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Il provvedimento prevede di sospendere, nel rispetto del principio di precauzione, qualsiasi decisione in merito ai progetti di ricerca e coltivazione degli idrocarburi che riguardino i territori colpiti dal vecchio sisma. Questa sospensione fino a quando “non sarà noto l’esito della Commissione tecnico–scientifica istituita per la “valutazione delle possibili relazioni tra attività di esplorazione per gli idrocarburi e aumento di attività sismica nell’area colpita dal terremoto dell’Emilia-Romagna nel mese di maggio 2012”.

Se ci spingiamo oltre la terraferma i rischi aumentano. Cosa potrebbe accadere se qualcosa dovesse andare storto? Un’altra marea nera con impatti nefasti sull’ambiente e sulla salute umana. A tal proposito è stata attivata l’iniziativa del wwf “Il petrolio mi sta Stretto”.

Il gioco di parole a cui fa riferimento la campagna parte proprio dallo Stretto di Sicilia perché da lì passa tutto, dal minimale scambio di correnti, superficiali e profonde ai tonni e alle tartarughe in migrazione, alle flotte pescherecce degli stati mediterranei che si riversano tutte lì per pescare il pesce più pregiato al mondo, il tonno rosso. Il Mediterraneo è anche una delle vie d’acqua più trafficate del mondo, il 15% del traffico globale passa per il Canale di Sicilia. Più di 325.000 transiti si verificano ogni anno rappresentando un capacità totale di trasporto pari 3,8 miliardi tonnellate. Si stimano, nella media, che 200.000 navi commerciali attraversano il Mediterraneo dirette verso i 300 porti del bacino. E si ipotizza anche questi valori tenderanno a crescere di tre o quattro volte nei prossimi 20 anni.

canale di sicilia

Dove tutti passano, lo stato italiano vorrebbe trasformare il tragitto, da libero qual è, ad una corsa ad ostacoli, permettendo la costruzione di piattaforme petrolifere. Attualmente in Italia si contano complessivamente, a mare e sulla terraferma, 202 concessioni di coltivazione, 117 permessi di ricerca, 109, istanze di permesso di ricerca, 19 concessioni di coltivazione, 3 istanze di prospezione.

Il rischio per l’ambiente è direttamente collegata al tipo e alla quantità di sostanze pericolose trasportate, in particolare il petrolio, alla fase di trasporto e alla sensibilità della zona marina in cui potrebbe verificarsi un incidente. Nel 2002  la petroliera Prestige affondata causando oltre 70.000 tonnellate di petrolio rilasciato nell’Oceano Atlantico al largo della costa spagnola. Nel 1991 è toccato alla Haven, che versò davanti a Genova migliaia di tonnellate di petrolio e va ricordato il recentissimo sversamento dalla raffineria ENI di Gela che ha fatto scattare l’allarme ambientale.

idrocarburi in italia

Foto:
1) Petroliera a largo del Mediterraneo
2) Il Canale di Sicilia.

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