La telepatia esiste?

telepatia
Con il termine “ Telepatia” ci si riferisce a quel fenomeno (presunto o reale) secondo cui una persona sarebbe in grado di comunicare ad un altro individuo, pensieri, emozioni, sensazioni e quant’altro, oltre a percepire, a propria volta, i pensieri dell’altro. Ma cos’è esattamente la telepatia, e, soprattutto, esiste davvero o si tratta solamente di una fantasia umana?

Cos’è la telepatia

Questo termine fu coniato nel 1882 da Frederic William Henry Myers e deriva dal greco tèle (lontano) e pàtheia (sentimento). Proprio come altri fenomeni ipotetici, quali la precognizione e la chiaroveggenza, infatti, la telepatia fa parte delle cosiddette percezioni extrasensoriali o ESP e, più in generale, di quello delle presunte “facoltà paranormali”.

Rientra quindi nel campo di indagine della parapsicologia e significa letteralmente “sentire da lontano”. Con la telepatia, dunque, si indica la capacità di trasmettere il proprio pensiero a distanza, e generalmente dovrebbe essere più probabile tra persone che sono legate tra loro da rapporti affettivi o di simpatia.

Pare dunque che sia una facoltà molto antica di cui sarebbero dotati anche gli animali, anche se, in realtà, in questo caso si parla più di istinto di sopravvivenza e trasmissione di informazioni mediante la dispersione di ormoni ed elementi olfattivi, dunque non percepibili dall’uomo e facilmente scambiabili per facoltà extrasensoriali.

Storia della telepatia

I primi studi su questa presunta facoltà paranormale furono condotti dalla Società per la Ricerca Psichica di Londra, verso la fine dell’Ottocento.
Il primo laboratorio di parapsicologia, inoltre, fu costituito negli anni ’30 negli Stati Uniti d’America, quando il pioniere della parapsicologia Joseph Rhine della Duke University di Durham (Carolina del Nord) condusse numerosi esperimenti, nel tentativo di accertare l’effettiva realtà della telepatia.

Un esempio degli esperimenti da lui condotti, riguardava il sottoporre un soggetto al test delle carte, ossia fargli indovinare quale simbolo fosse rappresentato dietro ad una carta coperta. Questa è la serie Pearce-Pratt (dal nome rispettivamente del soggetto, lo studente Hubert Pearce, e dello sperimentatore, J. Gaither Pratt). Secondo quanto riportato da Rhine, nell’arco di oltre 300 esperimenti, Pearce avrebbe ottenuto una media di 9,9 successi per prova su 25.

In una serie di 4 esperimenti, si conseguirono 558 successi su 1.850 prove: l’aspettativa casuale era nettamente inferiore.
Tuttavia i risultati di Rhine non furono mai replicati; Rhine più volte riprovò l’esperimento ma non riuscì mai a raggiungere i dati ottenuti dal suo predecessore.
Per chi volesse saperne di più, la presentazione completa e dettagliata degli esperimenti di Rhine è contenuta nel libro Extra-Sensory Perception After Sixty Years (a volte abbreviato come ESP-60), pubblicato nel 1940.

La telepatia esiste?

Tutti siamo consapevoli che sono esistiti (ed esisteranno sempre) degli uomini e delle donne dotati di un fascino personale talmente carismatico e potente da riuscire a trascinare gli altri e coinvolgerli.
I grandi capi, i conquistatori, i dittatori della Storia, possiedono infatti in grado eccezionale questa straordinaria dote. Ma, a prescindere dalla Storia, possiamo osservare come un gran numero di persone, grazie a quel misterioso “non-so-ché” che aleggia intorno a loro, hanno il potere di dominare i loro simili,di affascinarli e di ottenere da essi quanto vogliono.

Questo fenomeno avviene sia che agiscano de visu sia che usino la loro influenza a distanza. Tali persone sembrano avere il dono di leggere nelle menti altrui e di influenzarne i pensieri e le decisioni. Ed in realtà è proprio così. Si tratta infatti di individui che posseggono la meravigliosa facoltà di “vedere e di sapere” (nel senso lato del termine), leggendo in qualche gli stati d’animo degli altri, per via di caratteristiche a loro innate, di sensibilità personale ed intelligenza (il prefisso “tele” deriva dal greco e significa appunto lontano).

Si tratta, in altri termini, di influenza personale carismatica esercitata da una mente sull’altra, sotto forma però di magnetismo personale, ossia mediante un vero e proprio fascino tramite il quale una persona può influenzarne un’altra senza bisogno di avere con quest’ultima un contatto fisico.

Tutto ciò è stato definito fantasticamente con i nomi di trasmissione del pensiero, telepatia, influenza mentale, ecc., ma in realtà non ci si riferisce, come si vorrebbe che fosse, a poteri magici frutto dell’emanazione nello spazio di correnti di energia mentale da un uomo all’altro, bensì semplicemente all’atmosfera di suggestionabilità e di attrazione che ne consegue.

Come funzionerebbe esattamente la telepatia?

Secondo una concezione filosofica di origine Hindi, parzialmente rimodernata, la comunicazione telepatica si effettuerebbe attraverso un’immensa rete di cui le persone costituirebbero le maglie. Una rete virtuale, dunque, che dovrebbe comprendere l’universo e nella quale il sensitivo sarebbe collegato con il tutto, ed in cui ogni cosa è in comunicazione con gli altri elementi dell’intero.

Nel corso degli anni sono state condotte diverse sperimentazioni per cercare di dimostrare l’esistenza della telepatia. Se da un lato i parapsicologi affermano che alcuni risultati sono stati effettivamente prodotti, dall’altro la comunità scientifica critica la stessa esistenza di tali risultati, che sarebbero invece da imputare ad errori di metodo, se non a delle vere e proprie frodi.

Esperimenti di telepatia

Nei primi anni ’60, il parapsicologo Charles Tart, ricercatore dell’Istituto di Scienze Noetiche, condusse un esperimento piuttosto famoso:
« il soggetto A viene introdotto in una camera di deprivazione sensoriale e collegato elettricamente, in modo da poterne rilevare le onde cerebrali, la resistenza della pelle, il ritmo cardiaco, l’attività muscolare e le variazioni del respiro. Il soggetto di controllo B, invece, viene introdotto in un’altra camera, analoga alla prima. Viene anch’egli collegato ai macchinari e colpito ad intervalli casuali da lievi scosse elettriche. Viene poi chiesto alla persona A di indovinare esattamente quando la persona B riceve la scossa ».

I risultati, stando a quanto riporta Tart, furono i seguenti: le ipotesi coscienti di A “non mostrarono alcuna relazione con gli eventi reali”. Invece, i suoi “tracciati presentavano variazioni fisiologiche significative proprio in corrispondenza dell’istante in cui B riceveva la scossa.

La conclusione: “Possiamo affermare che l’evento non viene registrato dalla ‘mente cosciente’ del soggetto, il quale, invece, è evidentemente cosciente dell’evento, ad un livello biologico fondamentale. A quanto pare, dunque, il corpo del soggetto è consapevole di questi avvenimenti dei quali, invece, non è a conoscenza la mente pensante”. (Tratto da: Exploring the Crack in the Cosmic Egg).

Negli anni ’70 un altro parapsicologo americano, Charles Honorton, si interessò al fenomeno della telepatia introducendo una nuovo metodo di studio, che chiamò Ganzfeld (dal tedesco “campo uniforme”).

Negli esperimenti di Honorton un soggetto (“percipiente”) veniva isolato sensorialmente mediante la copertura degli occhi con due mezze palline da ping-pong ed applicando alle sue orecchie una cuffia che emetteva un sensibile “rumore di fondo”. In queste condizioni di isolamento sensoriale, il soggetto doveva cercare di recepire immagini o informazioni inviate da un’altra persona (il soggetto “agente”) posta in un’altra stanza.
Anche Honorton pensò di aver trovato risultati statisticamente positivi a favore dell’esistenza della telepatia, ma di nuovo le critiche furono numerose e le repliche nulle.

Congetture e confutazioni sugli esperimenti di telepatia

Durante la sperimentazione telepatica vengono riscontrati spesso fatti caratteristici che possono avere una forte rilevanza nella spiegazione della natura delle immagini “telepatiche” effettivamente recepite dal soggetto esaminato.

1. Il “refoulement”, ossia quando nel messaggio ricevuto si infiltrano immagini precedentemente pensate e poi ricordate dal soggetto per via di una qualche stimolazione indotta.

2. Il “recent oublié” che avviene quando nel messaggio presunto ricevuto, affiora qualche evento o particolare che era presente nella memoria del soggetto agente, e che egli stesso aveva dimenticato (oublié).

3. La “frammentazione” del messaggio ricevuto, ovvero lo spezzettamento o la deformazione dei contorni dell’oggetto o del disegno inviato mentalmente. Lo psicologo Warcollier parlava a questo proposito di “telepatia del mal percepito”.

4. “Tocco di Mida” cioè la constatazione di una maggior frequenza di successi nelle prime prove di una particolare serie di induzioni ed un’alta frequenza di successi verso la fine delle prove. Rappresentando in un diagramma cartesiano l’andamento dell’intera serie, si ottiene una curva a “U” detta anche “curva di polarizzazione”.

5. “Displacement” (slittamento) , durante la sperimentazione, con più prove, la risposta del ricevente non corrisponde al messaggio giusto, ma si adatta e coincide con il messaggio successivo (forward displacement) oppure coincide con il precedente (backward displacement).

Ancora più particolare sembrerebbe essere l’aspetto interpersonale del fenomeno telepatico fra coppie di persone in cui la telepatia è in funzione del rapporto sentimentale. Quando si riscontrano tali condizioni, siamo di fronte ad una coppia “telepatica”, ossia a due persone le cui facoltà telepatiche sono particolarmente esaltate dalla forza del proprio rapporto reciproco.

Mentre, infatti, una di esse funge da trasmittente, l’altra assume il ruolo di ricevente e spesso i ruoli possono essere invertiti, tuttavia non accade spesso che la stessa facoltà si manifesti nei riguardi di altre persone.

Ora, tutti questi elementi possono essere frutto di induzioni involontarie, fenomeni di suggestionabilità o, ancora più probabile, nel caso delle coppie di cui sopra, dall’intensità del legame tra i due soggetti, reso molto forte sia dal sentimento, sia dalla profonda conoscenza dell’altro.

Non è infrequente che, tra coppie di gemelli omozigoti, o tra genitore e figlio, o, ancora, tra amanti, si riscontrino tali facoltà.

Tuttavia questo fenomeno non sarebbe da ricondursi, come vorremmo piacevolmente credere, a fenomeni paranormali, bensì all’intensità del legame empatico ed affettivo che lega le due persone, facendo scattare la leva dell’istinto di sopravvivenza.

La telepatia tra ipotesi futuristiche e psicologia

Naturalmente, parlando di fenomeni paranormali o facoltà psichiche reali, seppure al limite dell’immaginario, la fantasia del suprematismo umano si eleva verso l’assurdo. Per cui non è insolito apprendere che l’”intelligence” americana stia da anni conducendo esperimenti sulla telepatia, per utilizzarla a scopi militari.

La tecnologia immaginata dai vertici militari americani, infatti, dovrebbe intercettare i segnali emessi dal cervello dei soldati nel momento in cui le parole vengono pensate, e trasmetterle correttamente al destinatario senza passare dalla bocca. Assurdità? Utopia? Molto probabilmente, eppure, date le infinite capacità del cervello umano, non è detto che ciò sia escludibile a priori.

Infatti, dai campi di battaglia del futuro, tra i fischi delle pallottole che fendono l’aria, il boato delle granate che esplodono, il fragore degli elicotteri che volano bassi, potrebbe presto scomparire un suono che ha caratterizzato le guerre da prima della polvere da sparo: quello della voce umana.

La Darpa, l’agenzia del ministero della Difesa statunitense che si occupa di sviluppare le tecnologie militari dei prossimi decenni, ha pertanto finanziato un progetto che prevede l’uso della telepatia come mezzo di comunicazione tra i soldati.

Ribattezzato familiarmente “Silent Talk”, il programma si è posto l’obiettivo di consentire la comunicazione tra utenti su un campo di battaglia senza l’uso della voce, bensì attraverso l’analisi dei segnali neurali, come si legge in uno stralcio di documento riportato dal sito della rivista Wired.

Il Pentagono ha destinato al progetto addirittura 4 milioni di dollari, che vanno a sommarsi agli ulteriori 4 milioni che l’esercito americano aveva stanziato un anno fa per indagare, insieme alla University of California, la possibilità della cosiddetta “computer-mediated telepathy”.

Alla base dell’idea c’è la consapevolezza che le parole e le frasi, prima di venire pronunciate, si formano nella mente in qualche modo, mettendo in moto un complesso processo il cui esito ultimo è l’emissione del suono.

La tecnologia immaginata dalla Darpa, quindi, dovrebbe intercettare i segnali emessi dal cervello proprio nel momento in cui le parole vengono pensate e poi trasmetterle correttamente al destinatario senza passare dalla bocca.

La tecnologia per trasformare le onde cerebrali in comandi interpretabili dai computer ha fatto negli ultimi anni enormi progressi, soprattutto in relazione all’assistenza dei disabili. In effetti, i prototipi di protesi ortopediche e sedie a rotelle comandate con la mente sono una realtà, così come i sistemi che permettono di comporre frasi attraverso una tastiera senza il bisogno di toccarla.

Ma il progetto “Silent Talk”, per avere successo, richiede ben altri progressi: prima di tutto, bisognerebbe trovare il modo di estrarre parole e concetti da un elettroencefalogramma.

Poi bisognerebbe capire se tra i segnali neurali di individui differenti esistano pattern comuni o generalizzabili. Infine, bisognerebbe costruire un sistema che fosse in grado di decodificare questi segnali e trasmetterli a breve distanza. In prospettiva, il sistema immaginato dal Darpa potrebbe servire anche al contrario, cioè per intercettare i pensieri del nemico direttamente alla fonte.

Una bella utopia, probabilmente, ma c’è da dire che la fantasia dell’uomo non ha davvero limiti.

I commenti sono chiusi.

Impostazioni privacy