Da come muoviamo il mouse si capisce se diciamo la verità

Lo studio dell’Università Padova: “Quando un individuo mente, la traiettoria risulta essere meno lineare, più erratica e con correzioni ripetute lungo il tragitto”

Un team di ricercatori del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova ha pubblicato sulla rivista americana Plos One una ricerca che promette di risolvere il problema della identificazione delle false identità usando indicatori comportamentali. Il professor Giuseppe Sartori, che da tempo svolge ricerche nell’ambito delle ‘macchine della verità’, con la dottoressa Merylin Monaro e il professor Luciano Gamberini, ha sviluppato una nuova tecnica computerizzata basata sull’analisi delle traiettorie percorse dal mouse quando un soggetto risponde a un questionario.

“Abbiamo dimostrato come l’analisi cinematica dei movimenti del mouse – dice Sartori – sia un indicatore attendibile dei processi mentali sottostanti alla produzione di una risposta falsa quando il soggetto risponde a domande circa la sua identità. Quando un individuo mente, la traiettoria risulta essere meno lineare, più erratica e con correzioni ripetute lungo il tragitto. La menzogna, in breve, produce un movimento atipico del mouse, ben identificabile, che permette di classificare il soggetto come sincero o mentitore con oltre il 90% di accuratezza”.

“Non solo, la nuova metodologia – continua Sartori – può trovare larga applicazione in quanto funziona su qualunque computer dotato di mouse. Può essere usata anche per la somministrazione di prove a distanza, cioè dall’Italia si possono esaminare soggetti che si trovano ancora in altri Paesi, come test di screening in tutte le situazioni in cui non vi è possibilità di trovare conferma oggettiva circa identità sospette”.

In questa metodologia d’indagine il possibile sospetto deve rispondere a domande relative alla propria identità che appaiono sullo schermo di un computer fornendo la risposta attraverso l’utilizzo di un mouse. Un sofisticato sistema basato su tecniche di machine learning, analoghe a quelle che ‘imparanò dagli esempi come un noto software per telefoni, analizza la traiettoria percorsa dal mouse ed evidenzia incertezze, atipicità e correzioni. I ricercatori hanno trovato come la menzogna ha un suo ‘andamentò bidimensionale, analizzato sia sotto il profilo spaziale sia sotto quello temporale: micromovimenti orizzontali e verticali oltre che accelerazioni e decelerazioni  che avvengono nell’arco di pochi millisecondi.

Mentre il soggetto che dice la verità è contraddistinto produce una traiettoria diretta che va subito, senza esitazioni, verso il tasto di risposta corretto, chi mente viene, in un primo momento, attratto da quella che per lui è la risposta vera, ma che in realtà vuole nascondere. Il suo percorso parte in direzione diversa da quella della risposta che intende dare in quanto mentitore.

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