Le strane somiglianze tra rocce marziane e terrestri

marte

In uno studio di ricerca (condotta dall’Università di Siena e il CNR) è stato selezionato e confrontato un gruppo di immagini relative a microbialiti terrestri con numerosi fotogrammi scattati dal Rover Opportunity della NASA. Da un punto di vista morfologico, la dislocazione spaziale e dimensionale nella tessitura delle rocce marziane e terrestri appare somigliante.

Da più di dieci anni il Rover Opportunity della NASA esplora la superficie di Marte nella fascia equatoriale del pianeta nel cui sottosuolo la sonda Mars Odissey aveva identificato nel lontano 2002 grandi quantità di ghiaccio.

Nel 2004 alcuni fotogrammi scattati dal Rover evidenziarono, nella regione di Meridiani Planum, la presenza di piccole sferule rotondeggianti che gli stessi ricercatori della NASA ipotizzarono simili a mirtilli terrestri, le cosiddette “blueberries“. In realtà, si trattava di concrezioni di materiale inorganico, composte da ossidi di Ferro (ematite), la cui esistenza confermava la presenza di acqua allo stato liquido nel lontano passato del Pianeta Rosso.

Nel 2009 il Dott. Vincenzo Rizzo, geologo e ricercatore in quiescenza dell’IRPI UOS di Rende (Cs), ed il Dott. Nicola Cantasano biologo e ricercatore dell’ISAFOM UOS di Rende (Cs) affermavano che la struttura e la morfologia delle “blueberries” suggerivano una genesi di tipo biologico (Rizzo V., Cantasano N., 2009. così come riportato nell’articolo “Possible organosedimentary structures on Mars” dell’International Journal of Astrobiology.

Alcuni anni dopo, nel 2012, ricercatori australiani, studiando analoghe strutture terrestri, attraverso analisi microscopiche ad alto ingrandimento, dimostravano che i cosiddetti mirtilli terrestri, come le “moqui”, presenti nelle regioni desertiche dello stato Americano dello Utah, erano effettivamente di origine microbiologica.

In quello stesso anno, un ricercatore dell’Università di Siena, il Dott. Giorgio Bianciardi, biologo e medico, docente in Microbiologia ed Astrobiologia, analizzando il comportamento nel tempo dei gas rilasciati negli esperimenti biologici delle sonde Viking nei lontani anni ’70, forniva evidenti indizi, unitamente al team americano della NASA, proprietario dei dati della sonda, che quei gas di anidride carbonica erano, in realtà un rilascio di origine biologica dovuto alla presenza attuale di batteri viventi presenti nel suolo di Marte.

Era ormai tempo di cercare conferme che anche nella regione esplorata dalla sonda Opportunity vi fossero segni di vita, sia pure allo stato fossile. Cosìi due ricercatori, sulla base di un accordo di collaborazione scientifica siglato dal Dott. Riccardo d’Andria, Direttore dell’ISAFOM, al protocollo N.0003705 del 30/09/2013, contattarono il Dott. Bianciardi per un lavoro congiunto che unisse l’esperienza geologica del Dott. Rizzo, le conoscenze algologiche del Dott. Cantasano e l’esperienza biologica del ricercatore senese nell’analisi frattale delle immagini. Questo sforzo comune ha portato, dopo due anni di lavoro, ad una pubblicazione dove si afferma la forte similitudine tra le microbialiti terrestri ed i sedimenti laminati di Meridiani Planum (Bianciardi G., Rizzo V., Cantasano N., 2014. “Opportunity Rover’s image analysis: Microbialites on Mars? International Journal of Aeronautical and Space Sciences 15 (4), 419-433).

In questo studio abbiamo selezionato e confrontato un consistente gruppo di immagini relative a microbialiti terrestri con numerosi fotogrammi scattati dal Rover Opportunity della NASA. Le immagini sono state opportunamente ingrandite per analizzare le morfologie presenti nel campo dimensionale compreso tra 0.1 mm e 1-2 mm che, nelle stromatoliti terrestri è caratterizzato dalla presenza diffusa di grumi subsferoidali e da peculiari strutture laminate.

In particolare, una sessantina di campionature di tali immagini, corrispondenti a 40.0000 microstrutture analizzate, sono state sottoposte a scontornamento automatico delle forme ed in seguito ad un analisi matematica di tali contorni utilizzando metodologie frattali.

Da un punto di vista morfologico, nelle campiture delle immagini selezionate si apprezza la presenza diffusa di microsferule variamente assemblate in strutture piùcomplesse quali polisferule, filamenti, ciambelle etc…., la cui dislocazione spaziale e dimensionale, nella tessitura delle rocce marziane e terrestri, appare somigliante. Anche in termini morfometrici, il ridisegnamento delle immagini con approcci automatici oggettivi e secondo l’analisi frattale multiparametrica provano che trattasi di strutture e morfologie identiche. Nel lontano passato di Marte colonie di microrganismi popolavano la superficie di Meridiani Planum. Forse ancora oggi? La risposta potrebbere venire solo raccogliendo e riportando sulla Terra dei campioni di rocce marziane.

Fonte: CNR

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