Tonnellate di carburante in mare devastano fauna e flora (galleria fotografica)

La nave cargo Rena, incagliata dallo scorso ottobre sulla barriera corallina al largo della costa nord della Nuova Zelanda, si è spezzata in due parti lasciando cadere i container contenenti il carburante. Si parla di 200-300 container, poco meno della metà degli 800 che fin poco tempo fa, erano rimasti a bordo.

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La barriera corallina dell’Astolabio, nella zona turistica della Baia di Plenty, era famosa per la sua ricca fauna marina e le 350 tonnellate di carburante che erano finite in mare, hanno inquinato le spiagge e la stessa barriera corallina uccidendo almeno 1.300 uccelli. In un primo mento, le autorità sono riuscite a recuperare 1.100 tonnellate di carburante ma a bordo ne erano rimaste ancora 385 in aggiunta ai 1000 container.

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Il 7 gennaio le condizioni sono peggiorate, a causa delle forti mareggiate è molto probabile che la poppa del cargo Rena si rovesci e affondi rendendo ancora più difficile l’impresa del recupero dei container. Le stazioni meteorologiche hanno calcolato che la tempesta non cesserà prima del 12 gennaio, un destino quasi certo quello che attende i conteiner supestiti.

 

Non solo carburante, i container presenti sulla nave cargo Rena, contenevano altri materiali. La mareggiata che ha reso ancora più critica la situazione vede onde alte circa 6 metri; dalle foto si nota che la Rena è circondata da acque bianche, una conseguenza della mareggiata? No, uno dei container conteneva latte in polvere che finendo in mare ha alterato la composizione delle acque limitrofe, questo è il male minore.

Altri container sono stati etichettati con il nome “sostanze pericolose”, le autorità non hanno svelato il contenuto ma un Ministro locale ha invitato i cittadini di stare alla larga dai conteiner e dagli altri materiali arrivati sulla riva. Alcuni container sono stati equipaggiati di segnalatori radio e potranno essere recuperati, ma tutto dipende dalle mareggiate.

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Il comandante e il secondo ufficiale della nave Rena rischiano fino a 12 mesi di carcere e una multa pari a 5.700 euro. La nave cargo era già stata bloccata in precedenza per “problemi legati alla sicurezza” ma rimessa in mare dopo qualche mese.

 

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