Estrazione di petrolio in Basilicata

Molti non sanno che giacimenti di petrolio sono presenti anche in Italia. In Basilicata sono attivi 39 pozzi dai quali vengono estratti 90.000 barili di greggio e circa 3,5 milioni di metri cubi di gas. Tale attività muove un business che oscilla tra i 50 e i 70 milioni di euro all’anno; la Regione e i comuni potrebbero guadagnare complessivamente 800 milioni di euro, per non parlare del denaro impiegato nelle attivittà legate all’intero indotto. Grandi guadagni economici, ma il rispetto per l’ambiente?

Può Interessarti | Benzina, barile in calo e prezzo in salita. Consigli per i consumatori

Andando avanti senza un piano di tutela ambientale, siamo di fronte a un compromesso lampante che vede uno scambio: i soldi in cambio dei danni all’ambiente. Insomma, si accetta di danneggiare l’ambiente in vista dei soldi. Qui in Italia, questo tipo di compromesso non è una novità ma diventa vergognoso quando si cerca di “comprare” l’appoggio dei cittadini.

Gli abitanti della Basilicata hanno diritto a un bonus sul carburante di 100 euro. Non si tratta di un gesto mosso dal principio di gratuità, bensì una sorta di compenso per far sì che i cittadini accettino i rischi ambientali a cui vanno incontro permettendo l’estrazione di petrolio nei boschi della Val d’Agri.

Può Interessarti | Francia: l’eusaurimento del petrolio è vicino

A dare l’allarme circa la mancanza di un piano di tutela ambientale è Legambiente, anzi, il piano di tutela ci sarebbe ma il monitoraggio è del tutto assente: non si calcolano gli eventuali danni causati all’ambiente, tantomeno i livelli di inquinamento. Ecco come commenta Ennio Di Lorenzo del circolo Legambiente della Val d’Agri:

Dopo 13 anni di attività, il bilancio in termini di monitoraggio ambientale, a detta delle rappresentanze tecniche ed istituzionali della Regione Basilicata, è assolutamente negativo. In realtà non c’è praticamente stato, tanto per mancanza di trasparenza quanto di carenza di risorse destinate.”

Le trivellazioni in Basilicata mettono a rischio anche il territorio del Parco Nazionale della Val d’Agri, una fascia protetta che comprende l’alta valle del fiume Agri e le vette dell’Appennino Lucano. E’ chiaro, le estrazioni di petrolio minacciano le biodiversità della riserva naturale. Le minacce alla biodiversità non sono l’unico intoppo: con l’attività di drenaggio si sprigionano grosse quantità di sostenze tossiche nell’ambiente, sostanze tossiche che possono danneggiare il mare e l’agricoltura con un impatto negativo sulla catena alimentare dove l’uomo non è escluso.

Può Interessarti | Le città più inquinate d’Italia

Senza un adeguato monitoraggio ambientale non ci sarà da stupirci se gli idrocarburi determineranno contaminazioni del suolo, fino ad arrivare alla falde acquifere e contaminazioni dell’aria.

Impostazioni privacy